Cinema: disabilitá come poesia
Anche la settima arte si dedica alle sfumature della disabilità. Con ironia o durezza, romanticismo o veemenza, stupore ed empatia.
Il cinema ha affrontato le varie forme di disabilità anche con toni eclatanti. Forrest Gump puntava sulla bravura dell’interprete Tom Hanks, Io prima di te creava una favola d’amore in cui era difficile identificarsi, A un metro da te si rivolgeva soprattutto agli adolescenti, Il discorso del re era un inedito interessante che smitizzava la presunta superiorità della casta.
Abbiamo scelto alcuni titoli in funzione del sentimento o della disabilità toccata. Li avete visti?
AMORE
Tutti in piedi è una bella
commedia francese del 2018 in cui un imprenditore, di successo e asociale, si
innamora di una donna su sedia a rotelle. Violinista, tennista, amante della
vita, in realtà lei è molto meno “disabile” di lui.
Per una serie di equivoci lui finge di essere altrettanto impedito a camminare
e il momento della verità riserva parecchie sorprese.
Delicato e divertente, offre una prospettiva diversa del concetto di abilità e
della consapevolezza di se stessi.
AMICIZIA
Quasi Amici è stato un cult
nel 2011, difficile che non l’abbiate visto. Due uomini che più lontani non si
può immaginare stringono un legame che li salva a vicenda.
Un ricchissimo tetraplegico sceglie come badante un ragazzo nero della
periferia parigina, totalmente inesperto nel campo dell’assistenza alla
persona. Che però ha il pregio di trattarlo alla pari e non da malato.
Si ride e si piange in questo film francese che indugia sull’espressione del
protagonista quando qualcuno lo affianca con un camice bianco e quando qualcun
altro mette gli Earth Wind & Fire per la sua festa di compleanno.
CREATIVITÁ
Nel
1989 fa Il mio piede sinistro comportò
l’Oscar a Daniel Day Lewis, che dava vita a una biografia reale: negli Anni
Trenta, il nono di tredici figli di una famiglia operaia irlandese nacque
paraplegico ma riuscì a riscattarsi esprimendo le sue doti artistiche tramite
l’uso del piede.
Nel 2007, Stelle sulla terra ha
raccontato di un bambino indiano affetto da dislessia che aveva grandi problemi
a scuola, sia di apprendimento sia relazionali, fino a quando un insegnante
illuminato lo ha stimolato attraverso l’arte. L’abilità nella pittura ha fatto nascere
il sorriso nel piccolo di otto anni.
In entrambi i film la pittura, l’arte, sono presentati come mezzi espressivi in
grado di far scaturire un risveglio nell’individuo, far sbocciare la sua
individualità.
SINDROME
DI DOWN
L’ottavo giorno è un’altra
pellicola francese, l’incontro di un
ragazzo down con un uomo normodotato. Entrambi non sopportano la solitudine e
l’abbandono da parte delle persone amate; entrambi spezzano la routine di una
vita divenuta insopportabile per cercare di ricostruirne un senso
ricongiungendosi alla propria famiglia; entrambi vengono rifiutati dalla vita
stessa fino al momento in cui tutte le sovrastrutture crollano. Entrambi, alla
fine, ottengono ciò che vogliono: il primo la madre, il secondo i figli; al di
là dell’happy end, il film può delineare un modo di esseri migliori.
ALZHEIMER
Tema
spinoso per Le pagine della nostra vita,
film statunitense del 2004, trattato con estremo romanticismo. L’anziana donna
interpretata da Gena Rowlands vive in una casa di riposo ed è affetta dal morbo
di Alzheimer. Si presenta da lei un uomo che le racconta la storia di un grande
amore ambientato negli Anni Quaranta. In realtà non si tratta di un manoscritto
letterario ma di un espediente per rievocare la vita vissuta da chi memoria non
ha più.
Tutt’altro approccio quello scelto da Still Alice, con una grande Juliane
Moore. Quando una linguista si accorge tramite episodi di
star perdendo la memoria, si rivolge a uno specialista, che le rivela una
verità devastante. Professoressa a New York, moglie e madre, Alice avverte
difficoltà proprio nel linguaggio, e nella memoria. Consapevole di essere
colpita da Alzheimer, continua a lottare per trattenere ancora un po’ se stessa
e la propria vita. La perdita delle capacità cognitive in una donna
intelligente e speciale rivela la fragilità senza mai essere patetico, in una
cinematografia fuori dagli stereotipi che potrebbe quasi esser definita
terapeutica.